FINANZIARIA SARDA: CAMBIANO LE FACCE, MA IL METODO È SEMPRE LO STESSO

Sono passati ormai già due mesi da quando la legge di bilancio della Sardegna è stata approvata dal consiglio regionale, e, come ormai siamo abituati, anche questa volta sono state inserite le cosiddette ‘’mancette’’, finanziamenti discrezionali che vengono elargiti dalla Regione Sardegna ad enti, pubblici o privati, in modo completamente arbitrario.

Fondamentalmente questi stanziamenti sono rivolti a comuni, associazioni sportive, parrocchie, asl, senza alcuna gara pubblica, ma, appunto, in modo completamente arbitrario.

Nella legge ritroviamo dunque stanziamenti di 40.000 euro a società di pallavolo per comprarsi un pullmino per gli atleti, 6 e 7 milioni di euro rispettivamente all’arcidiocesi di Sassari e Cagliari, 32.000 euro alla Parrocchia di un paese per rifarsi il tetto dell’oratorio. Tutto fatto, chiaramente, con soldi pubblici.

A questi stanziamenti se ne aggiungono poi un’ infinità a singoli comuni, che vanno da poche migliaia di euro fino a oltre mezzo milione di euro.

Perché potrebbe accadere tutto questo?

Facciamo un esempio teorico, ma plausibile: immaginiamo che un consigliere regionale decida di destinare, mediante la legge di bilancio, che so, 50.000 euro al Comune X.

I cittadini del Comune, vedendo arrivare i fondi, apprezzano l’operato del proprio Sindaco che, con quella somma, sistema una piazza o finanzia un evento pubblico. Alle elezioni successive, il sindaco viene rieletto anche grazie a questo risultato visibile, e, in cambio, sostiene la candidatura del consigliere che aveva garantito il finanziamento. Entrambi ottengono un ritorno politico.

Tutti sembrano soddisfatti: il consigliere, il sindaco, i cittadini. Ma cosa dovrebbero pensare i cittadini del Comune vicino, che non ha ricevuto nulla? 

L’impugnazione

Ritengo che il principio di uguaglianza tra cittadini sia stato violato, e non sono solo; pochi giorni fa infatti, la Ragioneria dello Stato ha chiesto di impugnare la legge regionale, ritenendo violato l’articolo 3 della nostra costituzione, proprio quello che, per capirci, parla di uguaglianza tra cittadini.

La ragioneria ritiene infatti che non siano indicati i criteri in base ai quali sono state poste queste elargizioni, e che non ci sia stata alcuna gara pubblica.

Un problema impossibile da risolvere?

Questo modus operandi è  di una trasversalità tra destra e sinistra unica, è sempre stato fatto e sempre si farà, indipendentemente da chi guiderà il governo regionale. 

Quindi è una battaglia persa? Non proprio.

È possibile che non ci siano strumenti normativi che lo impediscano? Per esempio, non sarebbe ora di rendere obbligatorio un bando pubblico per questi stanziamenti? O approvare una legge quadro nazionale che vieti esplicitamente stanziamenti discrezionali?

Bisogna intervenire subito, altrimenti si rischia che la buona politica resti solo una bella parola da dire in qualche comizio, ma poi non venga mai applicata.

Una legge che apre a degli interrogativi

In tutto questo marasma, ci sono due cose che non capisco.

La prima, non riesco a comprendere come non ci sia una reazione popolare, un sussulto di orgoglio. Per capirci, quei soldi sono pubblici, sono nostri, sono di noi cittadini.

È difficile fare una somma, ma stiamo parlando di numerose decine di milioni di euro. E se tutti quei soldi, invece che in mancette fossero stati investiti nella sanità? Nel lavoro? Nella rete ferroviaria sarda? Ecco proviamo a fare il calcolo, ci verrebbe da piangere, e forse anche agli stessi consiglieri regionali.

La seconda cosa che proprio non capisco è che questa è la prima legge finanziaria di Alessandra Todde, che in campagna elettorale ha fatto della discontinuità dalla precedente Presidenza il suo cavallo di battaglia. Questa legge, questi stanziamenti, vanno contro tutto ciò che detto.

Perché la maggioranza che la sostiene l’ha approvata?

Certamente, non è così che si attua la discontinuità e la Sardegna e i sardi aspettavano.

Questo sistema va cambiato.

Andrea Olla

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