Sono venuto a conoscenza di una proposta di legge di iniziativa popolare che ha l’obbiettivo di incrementare la presenza dei giovani nelle nostre istituzioni e ho deciso di presentarvela.
Credo sia una proposta di legge giusta e in grado di dare una risposta concreta non solo alla scarsa presenza dei giovani in parlamento, nei consigli regionali e nei consigli comunali, ma anche alla sempre più distanza tra i giovani e la politica.
Buona lettura
Le scorse elezioni politiche, che hanno dato il via alla legislatura tutt’ora in corso, hanno generato un dato su cui riflettere: è tornata a salire l’età media dei deputati e dei senatori.
Questa crescita va tenuta in considerazione per diversi motivi.
In primo luogo, perché c’è stata un’inversione di tendenza del trend: a partire dalla XV legislatura (per intenderci, stiamo parlando del 2006), l’età media dei nostri parlamentari stava sempre più diminuendo, poi, appunto, due anni fa è tornata a salire vertiginosamente.
In secondo luogo, fa specie l’incremento che c’è stato: se fino al 2021 l’età media alla Camera dei deputati era di 44 anni e al Senato di 53 anni, adesso è salita rispettivamente a 49 e 56 anni; una crescita senza dubbio notevole.
Ritengo però faccia ancora più riflettere il fatto che su 606 parlamentari totali, di cui 400 deputati, 200 senatori e 6 senatori a vita, sono solo 65 i deputati di età inferiore a 40 anni: stiamo parlando di poco più del 10%.
Addirittura solo una deputata ha meno di 30 anni: è Rachele Scarpa, che di anni ne ha 28, che milita tra le fila del Partito Democratico.
Proviamo a trovare le ragioni per cui ci sono così pochi giovani eletti nel più importante organo del nostro sistema costituzionale.
Una prima motivazione potrebbe essere che, se prendiamo in considerazione solo le scorse elezioni, gli under 40 costituivano solo il 15% dei candidati: vi era già, dunque, una situazione di svantaggio in partenza; inoltre, di quel 15%, soltanto il 10,7% è riuscito nell’impresa di ottenere un seggio in parlamento.
Una delle più classiche risposte al nostro dubbio è invece quella per cui se i giovani non sono stati eletti è perché non sono stati votati. Affermazione concreta, non c’è dubbio, ma che ritengo sbagliata per due motivi: uno, di cui abbiamo appena parlato, è che i giovani sono già pochi tra i candidati.
La seconda ragione sta invece nella attuale legge elettorale: essa infatti non prevede un sistema di preferenze, a favore invece di un sistema in cui sono i partiti a scegliere quali candidati porre nelle prime posizioni della lista elettorale; semplificando al massimo, significa che alle elezioni politiche (quelle tramite le quali, appunto, eleggiamo i parlamentari) noi elettori ci limitiamo a votare il partito, non il candidato, così che quelli che concretamente hanno più probabilità di essere eletti sono quelli posti dai partiti nelle prime posizioni della lista elettorale.
Per questo, tecnicamente, i giovani non possono essere votati dai giovani.
Fatto sta che i giovani, lo abbiamo detto, in Parlamento sono pochi, e questa loro scarsa forza quantitativa appare evidente soprattutto facendo un confronto con le altre categorie d’età degli eletti: i deputati che hanno un’età compresa tra i 40 e i 60 anni sono infatti il 68% del totale, quelli che hanno oltre 60 anni sono il 22%, mentre gli under 40, lo abbiamo detto, sono solo il rimanente 10%.
Appare chiaro dai dati che sia necessario intervenire affinché i giovani abbiano una rappresentanza ai livelli istituzionali più alti del nostro paese, ma non solo, anche nei consigli regionali e comunali d’Italia.
Per questo motivo oggi vi parlo di una proposta di legge di iniziativa popolare che è stata depositata presso la Corte di Cassazione il 12 Febbraio: la legge ”Guglielmo Minervini”.
L’obiettivo di questa legge è quello di garantire una rappresentanza equilibrata delle generazioni all’interno delle istituzioni politiche con particolare attenzione alle fasce più giovani, mediante l’introduzione di quote generazionali obbligatorie per le elezioni politiche, regionali e comunali.
In sostanza, il contenuto di questa legge, che vi lascio qui, consiste nel determinare delle percentuali minime di candidati per ciascuna fascia d’età per le diverse elezioni.
Per esempio, i giovani, quelli di un’età compresa tra il 18 ed i 35 anni, devono costituire almeno il 20% dei candidati alle elezioni politiche, almeno il 15% alle elezioni regionali, e almeno il 10% alle elezioni comunali.
Questa legge inoltre prevede che i partiti e le coalizioni debbano garantire l’alternanza tra i candidati nelle diverse fasce di età all’interno delle proprie liste per assicurare un’adeguata distribuzione delle generazioni in tutte le posizioni della candidatura, risolvendo di fatto quel problema di cui parlavamo prima.
Questa legge è intitolata a Guglielmo Minervini, sindaco di Molfetta dal 1994 al 2001 e consigliere regionale della Puglia dal 2005 al 2016. È stato un amministratore della cosa pubblica molto amato, e soprattutto a lui si deve il rinnovamento del settore delle politiche giovanili in Italia.
Ritengo che questa legge, se venisse approvata, non soltanto risolverebbe radicalmente il problema dei pochi giovani nelle istituzioni del nostro paese, ma potrebbe essere anche uno strumento di riavvicinamento tra i giovani e la politica che sono ormai, ogni giorno di più, due mondi separati.
Questa proposta di legge, così come tutte le altre leggi di iniziativa popolare, dovrà raccogliere 50.000 firme per essere presentata in Parlamento, essere discussa, votata, e, auspicabilmente, approvata.
Il percorso è lungo e difficile ma credo che ne valga la pena.
Se volete firmare digitalmente vi lascio qui il link.
Ringrazio Matteo Lecis Cocco-Ortu, per il prezioso contributo.
Andrea Olla
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