Morti sulla strada, un problema che merita una soluzione

Gli incidenti stradali sono la prima causa di morte tra i giovani d’età compresa tra i 20 e i 29 anni: la percentuale si attesta al 35%.

Quella dei morti sulla strada è una delle tragedie più dolorose del nostro tempo: recentemente a Cagliari è morta una ragazza di 17 anni sulle strisce pedonali; quattro ragazzi, a Fonni, nel nuorese, sono morti perché la loro auto si è ribaltata più volte in una scarpata dopo aver preso una curva sprovvista di guard rail, ad inizio Gennaio in via Peretti, a Cagliari, un ragazzo di 15 anni è stato investito ed ucciso da un’auto mentre andava a scuola.

La Sardegna non è la prima regione per percentuale di incidentalità ma è la prima regione in Italia per mortalità, il che significa che a parità di incidente vi è una maggiore probabilità di morire su una strada sarda che su una strada di una qualsiasi altra regione italiana. 

Inoltre, secondo l’ultimo rapporto A.C.I.-Istat del 2023, la Sardegna vanta il triste primato di essere la prima regione italiana per numero di morti sulla strada, con sette morti ogni 100.000 abitanti; la media italiana è di 5,15.

Solo nel 2023, in Sardegna, sono morte 110 persone a causa di incidenti stradali: stiamo parlando di una vittima ogni tre giorni. 

Sono notizie e dati estremamente dolorosi, davanti ai quali è difficile restare indifferenti, ma che bisogna affrontare, in modo serio ed urgente.

Non esiste una ricetta perfetta e ad effetti immediati per invertire questo trend, ma ciò che è sicuro è i protagonisti del cambiamento, ormai necessario, sono sicuramente due: la politica e gli enti preposti, che nella gestione della rete stradale hanno un ruolo cruciale, e la società civile, dunque associazioni, movimenti e singoli cittadini che da anni si battono per strade più sicure.

In tal senso, ho avuto il piacere di parlare con Salvatore Podda, che ringrazio, Presidente di #adessobasta, un’associazione che da tanti anni si occupa di sicurezza stradale.

#Adessobasta nasce a seguito di un incidente stradale mortale avvenuto il 25 dicembre del 2017, nel quale persero la vita due fratelli. 

Il terzo fratello, in macchina con loro al momento dell’incidente, riuscì a salvarsi, e lanciò un appello sui social: #adessobasta morti sulla Strada statale 129, strada nella quale persero la vita i suoi fratelli, già molto nota per la sua pericolosità. 

Da lì in poi ci fu una raccolta firme che aveva come obiettivo quello di chiedere di rifare la strada per renderla più sicura: si riuscì a raccogliere oltre 15mila firme e a consegnarle ai sindaci dei comuni coinvolti.

Da quel momento questa associazione non si è più fermata, cercando di fare campagna di sensibilizzazione sulla sicurezza stradale.

Obbiettivo di #Adessobasta è quello di riuscire a diffondere il più possibile il cosiddetto safe system approach, un sistema di sicurezza stradale basato su cinque pilastri: infrastrutture sicure, innovazione tecnica dei veicoli, educazione delle persone alla guida sicura, assistenza post-incidente e velocità sicure.

Mi voglio soffermare soprattutto sulle infrastrutture: l’idea è che il soggetto che commette un errore alla guida debba essere inscatolato in una infrastruttura tale che contenga gli effetti di quell’errore; per farlo, la strada deve essere dotata di alcuni elementi, come barriere, semafori, dossi di riduzione della velocità, autovelox, ma anche propri del tracciato, come raggi di curvatura, che sembrano poco, ma che in realtà cambiano radicalmente la percezione che si ha della strada e di conseguenza il proprio modo di guidare. 

Errare è umano, e le cause di errore possono essere tra le più diverse, una distrazione al telefono, un colpo di sonno, un micro infarto, ma non si può morire per questo: bisogna essere dotati di strutture adeguate che riescano a contenere quell’errore ed a ridurre dunque le conseguenze di esso.

Per quanto riguarda le velocità sicure, #adessobasta promuove il progetto delle città 30 nelle aree urbane, sempre tenendo conto però della tipologia di strade sulle quali si sceglie di porre un limite: mettere un limite tassativo in strade molto ampie, magari fuori città e con poco traffico, potrebbe essere una scelta non compresa dalla collettività. 

In tal caso è necessario cambiare metodo d’approccio: il mantenimento di una velocità sicura da parte dei guidatori si può raggiungere anche attraverso una riduzione manipolata della velocità, tramite, per esempio, una riduzione della carreggiata, mettendo dei dossi, o costruendo strade ad S. 

In questo modo, senza imporre alcun limite, si raggiunge lo stesso risultato.

Importanti poi anche le campagne di informazione e di sensibilizzazione sulla guida sicura: in questo hanno un ruolo fondamentale le scuole guida e le istituzioni, che, oltre al ruolo cruciale nella gestione delle strade, devono realizzare e promuovere campagne di sensibilizzazione sempre più efficaci.

Come accennavo nel cappello introduttivo, anche la politica, soprattutto quella locale, gioca un ruolo determinante in materia di sicurezza stradale. Scelte e decisioni giuste possono salvare delle vite.

A Cagliari sono state lanciate alcune idee per ridurre al minimo i casi di incidenti stradali; un esempio su tutti è quello di pedonalizzare le vie adiacenti ad alcuni istituti scolastici: questa misura infatti non solo porta ad una migliore sicurezza stradale, ma permette anche di vivere in maniera differente l’esterno degli istituti scolastici.

Recentemente, l’assessore del Comune di Cagliari alla mobilità ha rilasciato una dichiarazione sulla sicurezza stradale della città, sostenendo la necessità di prestare maggiore attenzione alle strade nelle aree limitrofe agli edifici scolastici, di posizionare dei passaggi pedonali rialzati, di, ove possibile, restringere la carreggiata, ed ha aperto anche alla possibilità di chiudere alcune strade al traffico in certe fasce orarie; parallelamente, sostiene l’assessore, ‘’bisogna lavorare per ridurre il numero privato di auto circolazione e incentivare la mobilità sostenibile: meno auto significa più trasporto pubblico, meno traffico e meno inquinamento, il che rende l’ ambiente urbano più sicuro ed a misura del cittadino’’.

Insomma, quello delle morti sulla strada è una delle tragedie più dolorose del nostro tempo, eppure è uno di quei problemi sui quali sembra ormai di averci fatto l’abitudine; è talmente frequente sentire al telegiornale notizie di morti sulla strada che quasi non ce ne accorgiamo più.

Questo è un sintomo della gravità del problema.

Bisogna intervenire con misure strutturali, coinvolgendo i cittadini, con una politica preventiva, e non successiva, con la sensibilizzazione.

Solo così si potrà realmente invertire un doloroso trend negativo ed avere sempre meno croci piantate sulle nostre strade.

Il momento di agire è adesso.

Andrea Olla

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