Ho avuto il piacere di intervistare Alessandra Zedda, candidata sindaco di Cagliari, sostenuta dalla coalizione di centrodestra.
Abbiamo parlato della città, con le sue esigenze e le sue risorse, di giovani e di tanto altro.
Buona lettura!
Innanzitutto partiamo dall’inizio. Dopo un’importante esperienza come consigliera regionale lei ha dichiarato di avere altri “progetti”, poi però la candidatura a Sindaco.
Che cosa l’ha spinta a candidarsi?
“Da cagliaritana innamorata di Cagliari non potevo dire di no ad una candidatura condivisa da parte della coalizione di centrodestra che mi ha chiesto un impegno particolare per la nostra città, visto anche il momento politico che stiamo attraversando, dopo la sconfitta alle regionali.
Bisognava ripartire immediatamente con impegno, quindi ho subito accettato.
A convincermi poi è stata proprio la bontà della proposta, decisa ed unitaria, che la coalizione ha per la nostra città”.
Parliamo proprio dei suoi progetti per la città. Qual’è la sua idea di Cagliari?
“Innanzitutto l’appellativo di città del mare appare quasi scontato: Cagliari deve tanto al suo mare, che è stato per molti quartieri un efficace strumento di crescita.
Cagliari è anche la città del sole e del vento, e in quest’ottica si inserisce l’energia green, che può essere davvero un ottimo elemento di sviluppo.
Non dimentichiamoci poi della Cagliari del sottosuolo, sia dal punto di vista naturalistico e culturale, ma anche dal punto di vista utilitaristico.
Ci sono diversi spazi del sottosuolo non utilizzati o degradati, ecco, credo che si potrebbero realizzare delle strutture, ad esempio, per dei parcheggi, i quali devono essere però abbinati ad un sistema di trasporto pubblico efficiente, che va assolutamente potenziato.
Ritengo anche che Cagliari abbia tutte le carte in regola per tornare ad avere un’identità forte che riguarda le attività produttive, come il commercio e l’artigianato, che sono poi strettamente legate al turismo.
Altro tema importante è l’istruzione, che deve essere di qualità, e che, a livello universitario, deve stare al passo con le innovazioni e la ricerca. Tutto questo può trovare un punto di sintesi nel padiglione Nervi, che potrebbe essere rimesso a disponibilità dei nostri studenti ma anche di attività turistiche o congressuali.
Bisogna anche lavorare sulla crescita di quartieri come Sant’Elia, dove non basta intervenire sul lungomare.
Io credo fermamente che nessun quartiere debba essere indicato come “quartiere periferia”: il concetto di periferia deve andare a morire, deve invece entrare in gioco una logica di integrazione infrastrutturale con un piano strategico per la nostra città.
E’ importante poi ridare importanza al cittadino, sia come persona, ma anche dargli maggiori servizi.
Insomma, è arrivato il momento che Cagliari smetta di risentire della sua posizione, e cioè di essere in un’isola; questo deve essere invece un punto di forza, che rende la nostra città capitale del mediterraneo, aperta e porta d’ingresso del sistema Italia”.
Lei è di fatto sostenuta dalle stesse forze politiche che hanno governato la città in questi ultimi 5 anni con Paolo Truzzu. Gli altri candidati sindaco la accusano di essere in continuità con l’ex sindaco.
Lei cosa risponde? La sua amministrazione sarà in continuità o in discontinuità con l’amministrazione Truzzu?
“Io credo che i cittadini di Cagliari debbano sentire, e magari a quel punto convincersi, della bontà del mio progetto per Cagliari, ed evitare di stare ad ascoltare campane stonate che probabilmente fanno processi politici alle intenzioni.
La mia è una proposta per Cagliari che non è né in continuità né in discontinuità.
Il mio progetto, di una Cagliari che cambia, che cresce e la cui crescita è percepita dai cittadini, probabilmente avrà dei punti importanti di continuità più che di discontinuità col passato, e forse anche con il presente, ma non in rapporto esclusivamente all’operato di Paolo Truzzu.
Di sicuro sono in discontinuità con tutto ciò che porta a dei disagi risentiti dai cittadini. È ovvio che se mi si chiede se va bene il piano parcheggi a Cagliari dico di no, così come i cantieri, che devono essere accelerati per una migliore mobilità.
Sono poi in forte discontinuità con la giunta Zedda, soprattutto per ciò che riguarda alcuni monumenti, chiusi dal 2011, come l’anfiteatro o diverse palestre scolastiche, anch’esse chiuse da anni”.
Ora parliamo di giovani. Nella nostra città, sempre più vecchia, c’è bisogno di attuare delle politiche giovanili? Se sì, quali?
“Se Cagliari vuole definirsi città europea, le politiche giovanili devono essere al primo posto.
Spesso e volentieri si abusa della parola giovani senza pensare che ai giovani vanno date le giuste opportunità di lavoro e di istruzione.
L’università, in questo, gioca un ruolo importante; deve essere di livello e fortemente attrattiva, oltre che essere strettamente legata al lavoro di oggi e di domani.
Prioritario è poi il supporto alla famiglia: i numerosi giovani che abbandonano gli studi forse lo fanno anche perché la scuola non ha ancora dei servizi che potrebbero farli appassionare allo studio, come i servizi estivi, il trasporto pubblico locale, o spazi adibiti allo studio vicini alle scuole o all’università.
Cagliari deve anche dare di più in materia di eventi, congressi, servizi legati al mondo del lavoro”.
Sono curioso della sua posizione per quanto concerne l’assessorato alle politiche giovanili. Massimo Zedda dice che non dovrebbe esserci perché delle politiche giovanili deve occuparsene il sindaco in prima persona, Giuseppe Farris dice invece che dovrebbe esserci e che dovrebbe essere guidato da un giovane. Lei che ne pensa?
“Sicuramente, nella formazione della giunta, ritaglierò un ruolo importante alle politiche giovanili.
Ad oggi però, immaginare un assessorato esclusivamente delle politiche giovanili è riduttivo: queste politiche devono essere inserite in un percorso per i giovani che va dalla nascita fino all’inserimento professionale”.
Le farei ora una domanda più politica che pratica. Lei ha più volte chiesto al Partito Sardo d’Azione di rientrare nella coalizione.
Ora, con la frattura interna e la fuoriuscita dei consiglieri regionali Piero Maieli e Gianni Chessa, la ricucitura con questo partito è ancora possibile?
“Innanzitutto bisogna dire che la ricucitura con il PSD’AZ esula dalla loro situazione interna, ma si basa sul valore che il PSD’AZ ha nella coalizione di centrodestra e soprattutto sul programma, sulla visione e sul ruolo che stiamo riconoscendo alla nostra Cagliari.
Ecco, credo proprio che l’idea comune che abbiamo di Cagliari e il programma saranno i motivi che ci riavvicineranno definitivamente, e non solo con il Partito Sardo”.
*Questa intervista è stata realizzata il 30 Aprile, in un momento di grandi cambiamenti nella formazione della coalizione a sostegno di Alessandra Zedda. Non si era quindi ancora a conoscenza né del sostegno del PSD’AZ, di cui manca solo l’ufficialità (come riportato il pomeriggio del primo Maggio dall’Unione Sarda), né del sostegno di Azione di Carlo Calenda.*
Quale potrebbe essere il valore aggiunto di Alessandra Zedda sindaco: la sua lunga esperienza in politica? Essere sostenuta da una coalizione forte?
“Certamente l’esperienza maturata lungo tutto il mio impegno istituzionale mi rende una candidata sindaco che ha cognizione di causa di ciò che dev’essere il ruolo della nostra Cagliari e che ha una visione di crescita e di progresso.
Il valore aggiunto è che ad una esperienza maturata si affianca una grande passione ed una grande sensibilità tipica delle politiche al femminile, che ho sempre rivendicato, e che oggi credo possano essere il crocevia che rende Cagliari una città che finalmente sposa la guida di una donna’’.
Andrea Olla
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