Ho avuto il piacere di intervistare Massimo Zedda, sindaco di Cagliari dal 2011 al 2019, e probabile candidato sindaco alle elezioni comunali di Giugno.
Abbiamo parlato della città, di giovani e di nuove proposte per Cagliari.
Buona lettura!
Prima di parlare di Cagliari e delle prossime amministrative, vorrei partire dalla vittoria di Alessandra Todde e del centrosinistra alle regionali.
E’ stata una vittoria di “corto muso”, nel senso che è stata vinta per soli 3000 voti; in questa campagna i progressisti prima sostenevano Renato Soru, poi hanno cambiato alleanza e sono stati determinanti nella vittoria finale della Todde e del centrosinistra.
Questo ruolo di ‘’ago della bilancia’’ verrà da voi rivendicato nel corso dell’esecutivo?
”Innanzitutto bisogna dire che nel corso della campagna elettorale alle regionali come Progressisti abbiamo fatto un lavoro differente.
Il nostro obiettivo è sempre stato quello di creare unità nel centrosinistra, già dalle prime riunioni a Giugno e a Luglio con Renato Soru.
L’idea era chiedere le primarie, ma se non fossero state ottenute avremmo dovuto riflettere sul tornare indietro, e questo perché stare tutti assieme è necessario, e il voto lo ha dimostrato, tant’è che con la divisione di Soru il centrosinistra ha corso oggettivamente un grosso rischio.
Ora siamo impegnati a dare risposte ai sardi. Non ci aspettiamo riconoscenza per aver provato riunificare il campo, semplicemente ci sentiamo coinvolti in un processo di governo della regione per fare bene per i sardi e per la Sardegna”.
Ora veniamo alle prossime comunali, che la vedono come molto probabile candidato del centro sinistra.
Cosa la spinge a ricandidarsi per la terza volta?
Perchè questa volta è diversa dalle altre due?
”Mi spinge a ricandidarmi un’idea di base: fare bene per la città e riportarla ad un alto livello di programmazione, sviluppo e qualità dei servizi.
La differenza con il 2011 è che in quel periodo la città era una città rivolta al passato, non in sintonia con l’evolversi delle altre città europee; noi abbiamo quindi cercato di dare a Cagliari una rilevanza europea in termini di servizi e riqualificazione urbana.
Oggi invece la nostra città ha una serie di problemi che un tempo non aveva: viene percepita sporca, insicura, con cantieri in corso e fatti senza il coinvolgimento di cittadini e cittadine che sono spesso insoddisfatti dal risultato dei lavori”.
Qual’è la sua idea di Cagliari?
”C’è bisogno di una città che guarda allo sviluppo, partendo ad esempio dal mare.
Penso ad una trasformazione del porto che si libera dalle attività industriali e dal traffico merci per fare spazio ad attività di tipo nautico, che sono a beneficio del sistema mare.
Si deve poi guardare alle attività produttive in modo efficiente, trasparente e con una tempistica certa, affinché si possano dare risposte a chi vuole investire a Cagliari.
La città non deve essere chiusa, come lo è stata in questi ultimi cinque anni; deve avviare una sfida con se stessa partendo dal coinvolgimento della società tutta, dai giovani alle professioni, dal comparto della sanità fino alle imprese, per stare al passo con le grandi realtà europee che si muovono, e che si muovono molto velocemente”.
Un paio di settimane fa si vociferava di un possibile confronto tra lei e il segretario del PD Piero Comandini alle primarie, che alla fine non si faranno vista la sua elezione a presidente del consiglio regionale.
Alcuni sostengono che i rapporti tra lei e il PD siano incrinati da quando si è dimesso da sindaco nel 2019, mandando la città al voto anticipatamente.
Qual’ è il suo rapporto con il Partito Democratico?
”Con il PD non ci sono mai stati problemi, infatti abbiamo sempre governato assieme.
Nessuna frizione nel 2019, anche perché fu il PD stesso a chiedermi di candidarmi presidente della regione per ‘’salvare il salvabile’’, visto che la sconfitta era certa, tant’è che non ci fu sondaggio che ci dava possibilità di vittoria.
Le mie dimissioni da primo cittadino furono dovute alle elezioni in consiglio regionale, e poiché era una competizione elettorale di cui l’esito era certo, era certo che avrei fatto il consigliere regionale di opposizione”.
Veniamo ora al centrodestra, che ha evidentemente sbagliato il candidato presidente alle regionali, frutto anche di una rottura con la Lega.
Per Cagliari, nonostante la rottura del PSD’AZ e la candidatura del forzista Giuseppe Farris, ha scelto invece una candidata che può metterla in difficoltà?
Che rapporti ha con Alessandra Zedda?
”Con Alessandra Zedda c’è un rapporto cordiale, abbiamo spesso avuto scontri politici ma sempre nell’ambito della cortesia e della correttezza reciproca.
Bisogna dire però che ora come ora il centrodestra è un concentrato di debolezze, e lei è stata vicepresidente della regione con Solinas per quattro anni, poi porta con sé un’eredità pesante della giunta Truzzu.
Ricordiamoci anche che Alessandra Zedda è un’esponente della Lega, che non è esattamente il partito di riferimento dei sardi, in particolar modo oggi.
Non vedo poi in lei un’idea di città ben precisa, infatti è da tempo che non si occupano della città in un confronto e in una visione di prospettiva.
Sarà certamente un’ottima consigliera di opposizione, con la quale collaborerò. Da subito dopo le elezioni bisogna andare oltre le divisioni: la città non è del sindaco, ma di tutti i cittadini e le cittadine.
È giusto quindi che tutte le forze politiche collaborino per il bene della città e di chi la abita”.
Lei è stato il sindaco più giovane che Cagliari abbia mai avuto.
Oggi a Cagliari si sente tanto parlare di giovani più come un problema che come una risorsa, soprattutto per tutti gli eventi legati alla marina.
Dovesse diventare Sindaco, quale sarebbe una cosa che farebbe per i giovani?
”Innanzitutto io non ho mai attivato l’assessorato alle politiche giovanili perché ritengo ‘’ghettizzi’’ le politiche giovanili stesse.
Di queste politiche se ne deve occupare il sindaco in prima persona, non un solo assessorato, perché se se ne occupa il sindaco, l’amministrazione tutta lo segue a ruota e si ottengono buoni risultati.
Tra l’altro quell’assesorato è notariamente finanziato pochissimo, quindi è più uno specchietto per le allodole che qualcosa di effettivo.
I giovani non sono tutti uguali, ma vivono la città in molti modi diversi, c’è chi studia e chi lavora, chi la vive nel tempo libero e chi cerca lavoro con prospettive future.
In passato abbiamo lavorato sul miglioramento dell’edilizia scolastica ed investito su spazi pubblici di aggregazione. Dobbiamo continuare in quella direzione.
In questa logica, il Poetto è un’ottima valvola di sfogo che viene usata da molti giovani e contribuisce alla trasformazione della città in una palestra a cielo aperto.
Una priorità per i giovani che studiano e che non dispongono di un mezzo proprio è il miglioramento della mobilità; si devono attivare i pullman di notte anche d’inverno, per garantire maggiori collegamenti, ma ci si deve concentrare anche su car-sharing, bike-sharing e monopattini. Va pensata anche una sperimentazione sull’abbattimento delle tariffe dei taxi.
Servono poi luoghi dove fare musica e una nuova mediateca, perché quella attuale non riesce ad assorbire tutti gli studenti che vanno lì per studiare.
La citta va organizzata affinché un giovane la senta sua.
Un’ altra questione a cui tengo è il riutilizzo degli spazi usati dai giovani, e poi spettacoli, eventi, cultura e coinvolgimento.
Su quest’ultimo punto quando fui sindaco istituzionalizzai gli incontri con la consulta provinciale degli studenti e con i rappresentanti d’istituto, che comunicavano al comune le loro esigenze”.
Qual è il valore aggiunto di Massimo Zedda sindaco: l’unità del centrosinistra davanti ad un centrodestra diviso o avere una presidente della regione dello stesso schieramento politico?
”Il nostro valore aggiunto è che abbiamo ancora tante idee da dare per la città.
Con la presidente Todde faremo il punto sullo sviluppo anche in relazione alle politiche giovanili e ad alcune trasformazioni urbane che passano dalla regione.
Il comune può collaborare a creare dei luoghi di aggregazione giovanile; luoghi cioè dove i giovani si possano incontrare, e portare avanti le loro idee e i loro progetti”.
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