SINDACO DI CAGLIARI, CHI SARA’ IL CANDIDATO DEL CAMPO LARGO?

Ad inizio giugno si voterà a Cagliari per eleggere il nuovo sindaco, ma nelle segreterie dei partiti si sta già silenziosamente lavorando per trovare il candidato giusto. A che punto siamo?

Momentaneamente, né centro-sinistra né centro-destra sono riusciti a trovare una quadra. 

Per poter meglio comprendere la situazione dei due poli, però, bisogna fare un passo indietro

Paolo Truzzu, attuale sindaco di Cagliari, dopo la sconfitta alle scorse regionali ha già annunciato che si dimetterà dalla carica di sindaco per guidare le opposizioni in consiglio regionale. 

Una scelta di fatto obbligata dal pessimo risultato avuto proprio nella città nel quale amministra, dove ha perso di oltre il 18% contro l’avversaria del campo largo Alessandra Todde.

Questa cocente sconfitta a Cagliari ha di fatto precluso la sua ricandidatura, già in salita dopo i dati diffusi da ‘’Il sole 24 ore’’ che lo vedono terzultimo per indice di gradimento tra i sindaci italiani. 

E’ proprio su questa sfiducia dei cagliaritani nei confronti del sindaco uscente che il centro-sinistra vuole fare leva, trovando il miglior candidato possibile (e con miglior candidato si intende quello che porta più voti, non il miglior amministratore, sia chiaro). 

Il candidato del campo largo dovrebbe essere Massimo Zedda, leader dei progressisti e già primo cittadino del capoluogo sardo per due legislature consecutive, tra il 2011 ed il 2019 , che ha già dato la sua disponibilità sia alle primarie che, ovviamente, ad una sua ricandidatura. 

In realtà la sua candidatura è di fatto frutto di un accordo politico tra Progressisti e Partito Democratico: il partito di Zedda ha infatti lasciato a piedi Renato Soru in piena campagna elettorale per le regionali per passare con la Todde in cambio della candidatura a sindaco di Cagliari del proprio leader. 

Ciò che i Progressisti hanno fatto è stato, oltre che una pessima figura, mostrare ai sardi il loro terribile opportunismo politico, per il quale sono stati giustamente puniti dagli elettori alle urne, raccogliendo un misero 3%.

Permangono, tuttavia, diverse incognite.

La prima sono le primarie.

Zedda, forse certo di una sua vittoria, si è già reso disponibile, mentre il PD sta ancora valutando. Sappiamo quanto le primarie siano state dibattute in campagna elettorale per le regionali, e siano state un aspro terreno di scontro con Renato Soru.

La seconda incognita è Piero Comandini. 

Il segretario regionale del PD non ha mai nascosto di puntare a l’ambiziosa carica di sindaco del capoluogo, tuttavia restano ancora da capire i suoi progetti: intende provarci e quindi affrontare Zedda alle primarie, a quel punto necessarie ed improrogabili, rischiando però una imbarazzante sconfitta contro l’ex sindaco, o intende invece accantonare questo progetto e proporsi come presidente del Consiglio regionale della Sardegna?

Questa seconda opzione comporterebbe però dei malumori all’interno del partito e della coalizione. La stessa carica è infatti ambita dal presidente del Partito Democratico, Giuseppe Meloni, il quale potrebbe far pesare le sue preferenze, più numerose di quelle di Comandini sia alle regionali che alle primarie del Partito Democratico (dove è stato sconfitto però da in minor numero di rappresentanti in direzione regionale). 

L’altra contendente alla carica di presidente del consiglio regionale è Desirè Manca, pentastellata come la Todde, forte delle sue oltre 8000 preferenze personali, che l’hanno insignita del titolo di candidata più votata alle scorse regionali.

La terza incognita è Renato Soru.

Questa settimana si è riunito con i suoi a Milis, ed ha annunciato, così come aveva già anticipato in campagna elettorale, la sua intenzione a portare avanti il suo progetto politico anche alle comunali di Cagliari e Sassari. Resta da capire cosa intenderà fare.

Il panorama che vedo più probabile per lui è che mantenga un profilo basso in attesa del ballottaggio, dove supporterà Zedda in cambio di qualche assessorato.

Soru ha bisogno di piazzare qualche suo fedelisimo, ma soprattutto di una vittoria per riscattarsi.

Certo è che, se fino alla vigilia delle elezioni regionali il peso politico di Soru non era quantificabile con esattezza, ora è chiaro a tutti, e non è troppo esaltante per lui. Non potrà quindi chiedere più di tanto. 

Insomma, la partita sembra ancora aperta, ma in realtà è più una indecisione di facciata. 

Comandini sa bene quanto Zedda sia più forte di lui, prima di tutto in ottica di primarie, ma soprattutto quanto possa portare più voti alle elezioni.

Zedda è l’uomo giusto per strappare la città al centrodestra, dopo 5 anni di cantieroni e cantierini. 

Con Comandini che si chiamerà fuori (e sono abbastanza sicuro che lo farà) non vedo altri avversari all’interno della coalizione che potrebbero insidiare una sua candidatura; i suoi “papabili’’ contendenti eviteranno di sfidarlo a viso aperto e di andare verso una sconfitta sicura, salvandosi la faccia e magari facendo un accordo per assessorati o altri ruoli apicali in cambio del loro farsi da parte e permettere a Zedda di iniziare da subito la campagna elettorale.

Non ho volutamente inserito tra le incognite il Movimento 5 stelle. 

Il loro appoggio è certo, qualunque sia il candidato sindaco, ed il loro potere decisionale su questa scelta rasenta quello di una lista civica. 

Questo per due motivi: il primo è che hanno la presidente della regione, il secondo è che in Sardegna hanno preso molti meno voti del Partito Democratico.

Non possono fare la voce grossa.

Mancano meno di 3 mesi al 9 Giugno, probabile data di questa partita elettorale ed il centrosinistra, visto il pessimo parere dei cittadini nei confronti dell’operato del proprio sindaco, ha quasi la vittoria in tasca. La domanda è, riuscirà a non buttarla via?

Andrea Olla

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